venerdì 17 febbraio 2012

Il pelo nell'uovo

Oppure, parafrasando una ben nota parabola, potremmo intitolare questa breve nota: “La trave nell'occhio dell'algoritmo del vicino”, dove “trave” allude alla evangelica parabola e non all'elemento costruttivo.

Immaginiamo un pilastro, una sezione del quale è soggetta ad un momento flettente intorno ad un asse, dovuto ai carichi permanenti trasmessigli da una trave e sollecitata in direzione ortogonale al primo asse, in seguito ad un evento sismico. Siamo senza fallo, in un caso di pressoflessione deviata.

Immaginiamo per semplicità e per non confonderci con i numeri, perché è la qualità del ragionamento che ci interessa e non le quantità, di avere una sezione quadrata armata ai vertici e a metà di ogni lato con barre di eguale diametro (saremmo stati molto più cattivi se avessimo usato solo barre d'angolo) . In questo nostro esempio il momento ultimo secondo gli assi principali è solo del 3% inferiore a quello a 45°. Se immaginiamo la nostra forza deviata agente appunto a 45° e pari al momento ultimo in tale direzione, avremo un coefficiente di sfruttamento pari ad uno.

Ora, le componenti secondo gli assi principali, normalizzate alla forza agente, danno luogo, nel nostro esempio, ad un coefficiente di sfruttamento paria 0.686. La normativa (formula 4.10) impone la somma dei coefficienti di sfruttamento secondo, se si vuole, le due componenti affette da un non meglio precisato coefficiente alfa. La somma, con alfa=1 è 1.33 che è maggiore di uno e quindi un momento deviato accettabile è dichiarato inaccettabile di un buon 33%!

Per chi volesse scoprire quale arcano valore di alfa condurrebbe al risultato esatto, basta ricordarsi un po' di logaritmi e si ottiene alfa = 1.66.


Non vogliamo con questo fare una critica ai dettami della normativa, ma far notare la difformità dell'impostazione generale. In fatti fondamentali, come il progetto di un pilastro, si accettano approssimazioni molto grossolane, poi si complicano le cose rendendole poco intuitive in adempimenti minori ove si persegue un'accuratezza - del tutto teorica - inferiore a qualche unità percentuale. Ci vorrebbe più uniformità e più chiarezza di metodo ed è strano come molti, di fronte al dettame oscuro ma codificato, non si facciano domande e chinino la testa,  mentre, invece, sull'osservanza scrupolosa di dettami marginali, si strappino i capelli.
 

Per non parlare poi del fatto che, agendo una forza assiale, il dominio addirittura cambia forma rivoltando completamente la... frittata.

Una domanda sorge spontanea... La normativa è forse una nuova religione per cui l'autore di un algoritmo dice all'altro che ha un travicello nell'occhio, mentre colui che lo dice, nell'occhio ha un bel tronco di castagno?

Arch. Roberto Spagnuolo, Amministratore Unico, Softing Srl

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