Inizio dalla fine del convegno, come mi
pare non solo opportuno, ma anche utile. Il contenuto del convegno
era scontato e noiosissimo. L'approccio iperprobabilistico è stato
assunto come panacea ma non se ne sono affatto dimostrati i
benefici, solo i metodi. Infatti si assume che il professionista
applichi e non che condivida. Del resto nessuno analogamente mi ha
mai spiegato perché per le vetture vi sia un limite di velocità
unico indipendentemente dalle condizioni. Il cittadino deve ubidir
tacendo, mica deve responsabilizzarsi e condividere! Aperto il
"dibattito" vi fu un silenzio dettato non da timidezza, ma
dal fatto che eravamo tutti allibiti.
Fortunatamente un professionista di
mezza età, romano, pacioso, molto sicuro del fatto suo e
istintivamente simpatico disse: ma con tutti quei numeri siete sicuri
non si faccia peggio? Ha risposto un professore (non faccio nomi
perché queste persone si è visto che non amano le critiche)
premettendo che non era certo di aver capito per motivi acustici.
Infatti a chi desiderava fare una domanda non veniva dato il
microfono mostrando il grande interesse per i partecipanti. Tra
l'altro c'era un freddo becco.
Ma il signore del pubblico non si è
fatto intimidire: ha aspettato ben conscio che si era capito
benissimo. La risposta dal palco, a più voci, arrivò a toccare
argomenti che fanno riflettere: la proposta è per ingegneri
preparati, non per progettisti "qualunque" e poi è per
strutture importanti, e poi è uno studio, non una proposta di
norma. Non lo sapevamo e speriamo sia vero anche perché la norma,
sia attuale che neo-proposta, non fa questa opportuna distinzione:
analisi pushover anche per la cuccia del cane!
Il signore, che per la sua calma dei
forti ho ammirato moltissimo, ha detto con grandissimo buon senso: io
analisi pushover ne faccio ma, almeno sul mio computer, ci metto
mezz'ora, voi dite di farne trenta, che devo stare due giorni ad
aspettare? A me il cliente mi chiede: la mia casa va bene? che devo
fare? e si aspetta la risposta il giorno dopo, non dopo due
settimane.
Infatti qualcuno ha chiesto ad un
altro professore (vedi inciso di cui sopra): quanto ci ha messo lei a
fare le analisi dell'esempio che ha illustrato? due settimane. Un
brusio e delle risatine hanno fatto fremere il tavolo della
presidenza. Ma io sono un ricercatore, ha precisato il suddetto
intendendo che doveva fare le cose in modo più accurato, ma qualcuno
ha colto al balzo il qui pro quo e ha detto: è una normativa per
voi accademici, allora. Il nervosismo sul palco si è fatto
palpabile. Allora il presidente ha detto: noi siamo qui con la
giacchetta a presentarvi il nostro lavoro, non rispondiamo a queste
domande. Forse non sono abituati alle critiche e l'hanno presa male.
Quasi tutti gli spettatori si sono alzati e se ne sono andati.
Una frase di Sergio Musmeci, del quale
mi pregio di essere stato allievo, è illuminante. Egli diceva: fare,
saper fare, e solo dopo far sapere. Qui ci fan sapere come fare
coloro i quali non hanno mai dato prova evidente di saper fare, ma
forse neanche di aver fatto.
Nonostante il mestiere che faccio, o
forse proprio per questo, continuo a credere che la matematizzazione
dell'arte del costruire vada presa con le molle. Troppi numeri
appannano la "sensibilità strutturale", il buon senso e il
ruolo dell'esperienza.
Norma, oltre l'analisi etimologica che
lega il termine all'angolo retto, è consuetudine, è ciò che si è
affermato come migliore pratica e pertanto la norma, come la
grammatica, viene ad ordinare e spiegare ciò che già si fa in
pratica. La norma deve venire dal basso e non dall'alto, deve operare
su un materiale esistente e non inventarlo dal nulla. La matematica
in una materia così complessa come l'arte (non la scienza, cfr.
Pierluigi Nervi) deve essere un supporto alle decisioni, non la
legge. Non a caso nei paesi dove la libertà dell'individuo è
maggiormente rispettata la norma per il buon costruire la scrivono le
associazioni professionali e non coloro che in un sistema
autoreferenziale hanno scalato il potere burocratico. Lo Stato è un
concetto metafisico, ma in pratica è formato da persone che, nel
sistema attuale, non rappresentano il cittadino, ma lo prevaricano e,
con buona pace del politicamente corretto, in effetti lo sfruttano.
Ho inseguito il signore che aveva fatto
quelle disarmati osservazioni perché volevo complimentarmi con lui,
ma è sparito nella toilette e fargli lì la posta mi è sembrato
sconveniente.
Si è arrivati ormai a sperare che uno
studio come questo che alla collettività è certo costato, finisca
in un cassetto e li resti in secula seculorum perché ormai coloro
che "fanno", fanno più male che bene.
Dimenticavo, un'altra chicca. Pare che
la molla per questo faraonico mezzo di valutare probabilisticamente
la non con conoscenza, cioè l'ignoranza, sia stata una profonda
critica al "livelli di conoscenza" che, pare, sono
sbagliatissimi ed incoscientemente ereditati copiando l'Eurocodice 8
che è nato incoscientemente copiando il FEMA ma, gli americani, si
sa, ha detto qualcuno dal palco, sono sempliciotti mica come noi...
E' vero noi non siamo sempliciotti, ma astuti: copiamo, copiamo
sbagliato, ce ne accorgiamo dopo vent'anni e mettiamo una toppa che è
peggio del buco, traducendo un magnifico proverbio veneto. Incrociamo
le dita.
Aggiungo alcune brevi osservazioni nel
merito della "proposta indecente".
Per alcune leggi è obbligatorio
valutare l'impatto economico che recano. Non ho approfondito se è
anche questo il caso. E' stato fatto? Se vi è un beneficio sociale
in sicurezza, a carico di chi è il costo di questo beneficio? Dei
professionisti?
Nel caso della normativa in vigore per
le strutture esistenti ho valutato e scritto da qualche parte che la
complessità ciclomatica supera quella che McCabe e il NIST hanno
valutato come sensata. Nel caso della proliferazione, in questa
proposta, delle analisi pushover (mezzo di valutazione che ha già
numerosi critici per suo conto), l'incertezza delle variazioni del
modello può inficiarne significativamente i vantati ed indimostrati
benefici. In una norma che si propone di valutare probabilisticamente
l'incertezza perché questo elemento di incertezza è stato
trascurato?
Le proposte di normativa che passano
obbligatoriamente attraverso uno strumento (il software) dovrebbero
tener conto delle specificità di questo strumento. Per mia
esperienza diretta i "ricercatori" ignorano i fenomeni di
scala che differenziano profondamente il software usato per la
ricerca da quello per uso professionale (dispregiativamente chiamato
"commerciale" dai duri e puri dello stipendio a carico
della collettività). Cioè si è scavato un fossato tra norma e
attuazione della norma che è cioè costituito dall'abuso di una
strumento (il software) che volutamente viene poi ignorato.
Incrociamo di nuovo le dita.