mercoledì 26 febbraio 2014

Notizie dal fronte del dadaismo

La proposta di normativa per le strutture esistenti è stata presentata il 28 gennaio 2014, presso la sede romana del CNR nella piacevole sala Marconi. Ero eroicamente presente.

Inizio dalla fine del convegno, come mi pare non solo opportuno, ma anche utile. Il contenuto del convegno era scontato e noiosissimo. L'approccio iperprobabilistico è stato assunto come panacea ma non se ne sono affatto dimostrati i benefici, solo i metodi. Infatti si assume che il professionista applichi e non che condivida. Del resto nessuno analogamente mi ha mai spiegato perché per le vetture vi sia un limite di velocità unico indipendentemente dalle condizioni. Il cittadino deve ubidir tacendo, mica deve responsabilizzarsi e condividere! Aperto il "dibattito" vi fu un silenzio dettato non da timidezza, ma dal fatto che eravamo tutti allibiti.

Fortunatamente un professionista di mezza età, romano, pacioso, molto sicuro del fatto suo e istintivamente simpatico disse: ma con tutti quei numeri siete sicuri non si faccia peggio? Ha risposto un professore (non faccio nomi perché queste persone si è visto che non amano le critiche) premettendo che non era certo di aver capito per motivi acustici. Infatti a chi desiderava fare una domanda non veniva dato il microfono mostrando il grande interesse per i partecipanti. Tra l'altro c'era un freddo becco.

Ma il signore del pubblico non si è fatto intimidire: ha aspettato ben conscio che si era capito benissimo. La risposta dal palco, a più voci, arrivò a toccare argomenti che fanno riflettere: la proposta è per ingegneri preparati, non per progettisti "qualunque" e poi è per strutture importanti, e poi è uno studio, non una proposta di norma. Non lo sapevamo e speriamo sia vero anche perché la norma, sia attuale che neo-proposta, non fa questa opportuna distinzione: analisi pushover anche per la cuccia del cane!

Il signore, che per la sua calma dei forti ho ammirato moltissimo, ha detto con grandissimo buon senso: io analisi pushover ne faccio ma, almeno sul mio computer, ci metto mezz'ora, voi dite di farne trenta, che devo stare due giorni ad aspettare? A me il cliente mi chiede: la mia casa va bene? che devo fare? e si aspetta la risposta il giorno dopo, non dopo due settimane.

Infatti qualcuno ha chiesto ad un altro professore (vedi inciso di cui sopra): quanto ci ha messo lei a fare le analisi dell'esempio che ha illustrato? due settimane. Un brusio e delle risatine hanno fatto fremere il tavolo della presidenza. Ma io sono un ricercatore, ha precisato il suddetto intendendo che doveva fare le cose in modo più accurato, ma qualcuno ha colto al balzo il qui pro quo e ha detto: è una normativa per voi accademici, allora. Il nervosismo sul palco si è fatto palpabile. Allora il presidente ha detto: noi siamo qui con la giacchetta a presentarvi il nostro lavoro, non rispondiamo a queste domande. Forse non sono abituati alle critiche e l'hanno presa male. Quasi tutti gli spettatori si sono alzati e se ne sono andati.

Una frase di Sergio Musmeci, del quale mi pregio di essere stato allievo, è illuminante. Egli diceva: fare, saper fare, e solo dopo far sapere. Qui ci fan sapere come fare coloro i quali non hanno mai dato prova evidente di saper fare, ma forse neanche di aver fatto.

Nonostante il mestiere che faccio, o forse proprio per questo, continuo a credere che la matematizzazione dell'arte del costruire vada presa con le molle. Troppi numeri appannano la "sensibilità strutturale", il buon senso e il ruolo dell'esperienza.

Norma, oltre l'analisi etimologica che lega il termine all'angolo retto, è consuetudine, è ciò che si è affermato come migliore pratica e pertanto la norma, come la grammatica, viene ad ordinare e spiegare ciò che già si fa in pratica. La norma deve venire dal basso e non dall'alto, deve operare su un materiale esistente e non inventarlo dal nulla. La matematica in una materia così complessa come l'arte (non la scienza, cfr. Pierluigi Nervi) deve essere un supporto alle decisioni, non la legge. Non a caso nei paesi dove la libertà dell'individuo è maggiormente rispettata la norma per il buon costruire la scrivono le associazioni professionali e non coloro che in un sistema autoreferenziale hanno scalato il potere burocratico. Lo Stato è un concetto metafisico, ma in pratica è formato da persone che, nel sistema attuale, non rappresentano il cittadino, ma lo prevaricano e, con buona pace del politicamente corretto, in effetti lo sfruttano.

Ho inseguito il signore che aveva fatto quelle disarmati osservazioni perché volevo complimentarmi con lui, ma è sparito nella toilette e fargli lì la posta mi è sembrato sconveniente.

Si è arrivati ormai a sperare che uno studio come questo che alla collettività è certo costato, finisca in un cassetto e li resti in secula seculorum perché ormai coloro che "fanno", fanno più male che bene.

Dimenticavo, un'altra chicca. Pare che la molla per questo faraonico mezzo di valutare probabilisticamente la non con conoscenza, cioè l'ignoranza, sia stata una profonda critica al "livelli di conoscenza" che, pare, sono sbagliatissimi ed incoscientemente ereditati copiando l'Eurocodice 8 che è nato incoscientemente copiando il FEMA ma, gli americani, si sa, ha detto qualcuno dal palco, sono sempliciotti mica come noi... E' vero noi non siamo sempliciotti, ma astuti: copiamo, copiamo sbagliato, ce ne accorgiamo dopo vent'anni e mettiamo una toppa che è peggio del buco, traducendo un magnifico proverbio veneto. Incrociamo le dita.

Aggiungo alcune brevi osservazioni nel merito della "proposta indecente".

Per alcune leggi è obbligatorio valutare l'impatto economico che recano. Non ho approfondito se è anche questo il caso. E' stato fatto? Se vi è un beneficio sociale in sicurezza, a carico di chi è il costo di questo beneficio? Dei professionisti?

Nel caso della normativa in vigore per le strutture esistenti ho valutato e scritto da qualche parte che la complessità ciclomatica supera quella che McCabe e il NIST hanno valutato come sensata. Nel caso della proliferazione, in questa proposta, delle analisi pushover (mezzo di valutazione che ha già numerosi critici per suo conto), l'incertezza delle variazioni del modello può inficiarne significativamente i vantati ed indimostrati benefici. In una norma che si propone di valutare probabilisticamente l'incertezza perché questo elemento di incertezza è stato trascurato?

Le proposte di normativa che passano obbligatoriamente attraverso uno strumento (il software) dovrebbero tener conto delle specificità di questo strumento. Per mia esperienza diretta i "ricercatori" ignorano i fenomeni di scala che differenziano profondamente il software usato per la ricerca da quello per uso professionale (dispregiativamente chiamato "commerciale" dai duri e puri dello stipendio a carico della collettività). Cioè si è scavato un fossato tra norma e attuazione della norma che è cioè costituito dall'abuso di una strumento (il software) che volutamente viene poi ignorato.

Incrociamo di nuovo le dita.