L'attrattore di Lorenz non poteva mancare parlando di farfalle...
Come è noto, fu Lorenz a studiare "l'effetto farfalla" e ad usare questa immagine in una sua storica conferenza nell'ambito della teoria del caos. Ho affrontato il tema di complessità e determinismo già altrove e non voglio tornarvi sopra in questa sede. Mi sono però personalmente imbattuto in una forte dipendenza dei risultati dai dati – quindi nell' “effetto farfalla” - in un tema della normativa che detesto in modo particolare: la verifica delle strutture esistenti impiegando lo spettro elastico.
Perché detesto il metodo proposto o meglio imposto dalla normativa? Perché è inutilmente, a mio avviso, complicato e ingiustificatamente complicato. Dove c'è complicazione c'è “puzza” di farfalla, e ciò è qualcosa che chi progetta algoritmi sa molto bene. Ora, quindi, la farfalla c'è in quel metodo di verifica e vi racconto come ne ho trovata una piuttosto grassoccia e beata di esser lì in tanto ben di dio di IF, di cui tali farfalle sono particolarmente ghiotte.
Prendiamo una struttura analizzata con lo spettro elastico, verifichiamo che il metodo sia ammissibile. Ora, se l'armatura trasversale di un elemento è prossima ad un “punto di biforcazione” tanto che, cambiando il passo delle staffe di una anche piccola quantità, cambi di stato da duttile a fragile o viceversa e il metodo resti ammissibile, ecco che i metodi di verifica da adottare cambiano radicalmente. Se è fragile, si confronteranno i tagli, se è duttile, la capacità di rotazione. Ora la grassoccia farfalla del mio caso portava a coefficienti di sicurezza che variavano di circa dieci volte tra i due metodi, e la cosa era prevedibile, perché nel modello proposto dalla normativa non vi è continuità. E' un modello dannatamente discontinuo.
Quindi, i risultati hanno forte dipendenza dai dati. Nel costruire i casi-prova, si devono cercare i criticismi non la “normalità” dei comportamenti. Coloro che propongono ogni tanto casi-prova su edifici, non sono molto informati sulle metodologie di test. Quindi, è possibile costruire un caso-prova con i dati prossimi ad un punto di biforcazione e, con ciò, una anche lieve approssimazione dovuta a quei fatti inessenziali, ma con i quali si devono sempre fare i conti anche se possono inevitabilmente perturbare i dati iniziali, mi fornirà, in questo caso, una soluzione “obiettivo” del tutto inutilizzabile.
Capisco la posizione di alcuni progettisti: noi dobbiamo osservare la legge (normativa) e non criticarla. Vero, ma la mia grassoccia farfalla svolazza per dire che vi sono delle carenze metodologiche gravi nella formulazione della normativa soprattutto quando la si DEVE esaminare con quella lente d'ingrandimento che è la riduzione ad algoritmo.
Porsi queste domande non è ozioso ma rivela la distanza pericolosamente presente tra normativa e sua traduzione in sistema informatizzabile ed un caso evidente come questo è, ritengo, un elemento che può illuminare il problema anche per chi, a questi problemi, è solitamente poco avvezzo o interessato.
Arch. Roberto Spagnuolo, Amministratore Unico, Softing Srl