Al SAIE ho incontrato Simonetta Verdi,
di STAData ed anima dell'AIST, ed ho preso la decisione, alla quale
già pensavo da tempo, di tornare in AIST.
AIST, Associazione Italiana Software
Tecnico, è l'unica associazione italiana del nostro settore - e
forse non solo - in cui la S significhi Software e credo che ognuno
debba avere l'orgoglio del proprio lavoro.
Furono alcune personali considerazioni
a farmi decidere tempo fa di lasciare AIST, quando Castagnone,
presidente e fondatore della stessa, decise di coinvolgere i
professionisti nell'associazione. Io credo che nel mondo del software
per la progettazione si faccia un errore: si confondono i ruoli. Ciò
accade perché spesso coloro che sono coinvolti nello sviluppo del
software sono anche progettisti professionisti, ma si tratta di due
ruoli molto diversi, come quello di un pilota di Formula 1 e di un
ingegnere meccanico della Ferrari. Fareste progettare la Ferrari a
Vettel e portarla in pista da Marchionne? Questo si fa nel nostro
settore ed io sono contrarissimo, non certo per mancanza di rispetto
dei singoli ruoli, ma proprio per l'esatto opposto, per il massimo
rispetto di ognuno di essi.
Come si vede, alla tentazione di fare
prediche non ho potuto resistere del tutto. Oggi in AIST, grazie
soprattutto a Simonetta Verdi, si è maturata una posizione più
vicina a quanto ho esposto. Vi sono dei progetti che apprezzo ed ai
quali credo potrei dare un contributo dopo 40 anni che mi occupo di
software per l'ingegneria.
Riabbracciare AIST non significa
lasciare ISI, benché la S di ISI non significhi software ma Sismica
e ciò rischia di favorire quell'equivoco sui ruoli che ho detto di
non amare.
Anzi, vorrei che le due associazioni si avvicinassero e
tenterò qualche passo in questo senso, anche se so che alla base
delle divisioni vi sono dei personalismi difficili da superare. Ma
finché c'è vita c'è speranza. Io come persona e la Softing come
azienda ci siamo, siamo presenti e siamo sempre in prima linea!
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