giovedì 8 marzo 2012

A chi tocca?


Mentre Renzo porta i galli ad una mala sorte, essi che fanno? Litigano tra loro....

Qual è il ruolo di una software house? Nel mondo dell'ingegneria, dagli estensori della normativa al professionista, passando per gli ordini professionali, qualcuno se lo è mai chiesto?

Una software house non è una struttura che risolve in modo astratto i problema dell'utente ma è una struttura che traduce in istruzione eseguibili su un calcolatore elettronico gli algoritmi che derivano da una interpretazione delle specifiche dell'utente.

0ra, nel caso dell'ingegneria, dove sono queste specifiche?

Sono la normativa? Neanche per sogno. La normativa è una legge e come tale, seguendo i criteri della filosofia del diritto, non pretende di essere completa e quindi non pretende di essere una specifica per il software.

Le software house aiutano l'utilizzatore nell'assolvere ai dettami di normativa ma non essendo questi, specifiche del software, questo ovvio e necessario sforzo deve essere visto come uno strumento messo a disposizione dell'utilizzatore, non un'acritica rispondenza a ciò che di risposte acritiche neanche - giustamente - se ne aspetta.

Sono i dettami condivisi degli ordini professionali? Mai sentito. Latitano da una quarto di secolo su questi problemi.

Sono gli utilizzatori? Ognuno ha una sua personale, circoscritta visione delle specifiche, per i suoi problemi, per le sue tipologie strutturali, per la sua regione.

Ed allora? Allora la software house le specifiche le mette insieme da sola, non per protervia, ma per la latitanza degli altri organismi.

Non le condividiamo? Niente di male, ma dove è il punto di riferimento? Non c'è. Ed allora? Allora ogni volta che un utilizzatore o un ufficio del genio civile fanno una critica sulla scelta della software house, essi non ne sono coscienti, ma stanno solo dicendo: io non c'ero.

Le software house invece ci sono e ci sono sempre state, in prima linea e le prime a prendersi gli schiaffi che arrivano dalla latitanza delle altre parti in causa. Vogliamo far fronte comune con le software house, o vogliamo solo essere tra coloro che sanno solo dare agli altri le colpe delle proprie inadempienze?

Arch. Roberto Spagnuolo, Aministratore Unico, Softing Srl

3 commenti:

  1. Quindi, come al solito, ci dobbiamo aiutare da soli. Una delle strade percorribili, secondo me, è quella di di "infittire" i rapporti tra software house ed utenti, con un considerevole sforzo reciproco di comprensione e di aiuto per sopperire alle carenze della normativa.

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  2. Secondo me, nell'ordine o insieme:
    - chi scrive una normativa o i loro consulenti tecnici: perchè non può ingnorare che per applicarla si usano dei programmi di calcolo
    - il mondo accademico (ricercatori universitari)
    - rappresentati del mondo professionale tramite ordini e CNI

    Dato che chi scrive le norme però non prende questa iniziativa (e sarebbe tenuto a farlo) potrebbero, e dovrebbero, iniziare le software house (d'altronte vendono un prodotto) confrontandosi tra loro (se vogliono per dare una interpretazione unitaria) e magari aprendosi al confronto con i loro utenti (se vogliono, per sentire il loro parere e le loro esperienze, magari partendo da quelli più addentro alla programmazione dei problemi di ingegneria).

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  3. Ringrazio per la sostanziale conferma della mia posizione. Purtroppo, come detto, le istituzioni citate da Giordano non sono molto sensibilia l problema. Il dialogo tra software ed utenti, come prospetta Rolando, in effetti avviene tramite i "beta tester" ma è difficile allargarlo perchè, restando in tema di galli cito il noto proverbio: "Troppi galli a cantare non fa mai giorno". Certo ci vorrebbero dei rappresentanti dei progettisti che possano, come avviene nei Paesi dove gli ordini professionali sono sostanzialemnte delle associazioni, emettere dei pareri e sollevare dei problemi. Qui questo è impossibile. Forse si potrebbero ipotizzare dei "gruppi di lavoro" più ristretti, a livello locale, che con estrema buona volontà facessero per passione il lavoro che altri non fanno. Concordo con Rolando, COME AL SOLITO, ci dobbiamo rimboccare le maniche noi (intendo softwarehouse e progettisti). Auguri ad entrambi...

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